Sala parta

 
Anche i giornaloni stanno cominciando a scandalizzarsi per la mostra milanese sui presunti angeli che difendono la città di Mariupol, rivelatasi prima e facilmente ai nostri occhi (allenati da anni) come una spudorata celebrazione di miliziani imbevuti di ideologie naziste e puro razzismo.
Il sindaco Sala non è il primo a prestarsi a questo tipo di operazioni. Un’enorme pressione ci stringe dal lato del cuore nero dell’Europa, cioè da quel grumo di classi dirigenti baltiche e russofobe che con la scusa di europeizzare l’Ucraina ha ucrainizzato l’Europa: hanno normalizzato la presenza politica di ipernazionalisti e “nazisti buoni” che condizionano le scelte dell’intero continente intorno all’obiettivo di espellere la Russia da ogni funzione dirigente sui grandi temi della sicurezza comune, militare ed economica. Avevamo già visto Gramellini fare in Tv l’apologia di un tagliagole del battaglione Azov con un tappeto sonoro di violini in sottofondo.
Avevamo già visto Zelensky profanare il Parlamento greco con un altro trucidone dell’Azov.
Ora la mostra milanese.
Abbiamo il bel risultato che un’enorme rete di sabotaggio impiantata nel cuore dell’Europa, imbottita di armi e nazionalismo russofobo, interrompe via via negli anni i flussi economici eurasiatici, le vie della seta, i corridoi di sviluppo europeo, e colloca al centro un sistema mafioso eterodiretto dotato di sufficiente spregiudicatezza e bastevole “know how” per fare da base per i ricatti verso ogni velleità sovrana del resto del continente, per incancrenire un conflitto di lunga durata ad alto tasso di provocazione permanente. Un nucleo che rifiuta ogni idea compromissoria di crogiuolo multietnico in territori che per secoli hanno ospitato un melting pot più che degli stati-nazione, al punto da sopportare tranquillamente di rendere le città così invivibili che il paese quasi dimezza la propria popolazione. Un centro di potere cinico che usa la propria gioventù come carne da cannone e materiale di consumo in battaglie senza speranza, con l’idea – dopo aver esaurito le proprie coorti più giovani – di alzare la posta della guerra totale e trascinare l’intera gioventù europea nel ruolo di carne da cannone dentro l’obiettivo folle di debellare la Russia.
I politici che danno armi (meccaniche e ideologiche) a questa rete di sabotaggio della pace e i sacerdoti della comunicazione che officiano il rito della fornitura hanno una responsabilità criminale per tutta la scala di prevedibili esiti infausti di una simile strategia suicida. Interrompere il riarmo e considerare soluzioni diplomatiche di compromesso come pura razionalità politica è il tema più urgente del momento per chi abbia a cuore il destino di noi tutti.

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