Zelensky vuol “zittire” il pacifismo europeo

In più occasioni insisto su un punto che non è una battuta né un gioco di parole, né un chiasmo, ma una questione della massima importanza per il futuro di noi tutti: “Non si sta europeizzando l’Ucraina. Si sta ucrainizzando l’Europa”.
Prendete le parole di Zelensky, fresco delle firme in odor di Crosetto elargitegli da Meloni, giunte subito dopo quelle di Scholz, Macron e Sunak. I più grossi paesi europei si legano militarmente a Kiev per tanti anni a venire, parlano già di nuovi arruolamenti di massa e di soldati da mandare lì. Insomma, come Kiev, vedono la sicurezza solo nell’escalation militare. Prima una faccenda ucraina, presto una trincea per la gioventù europea da usare come carne da cannone.
Ma non basta. In dieci anni i governi succedutisi dal golpe di Maidan in poi hanno via via polarizzato la vita politica della repubblica ucraina perseguitando qualunque forza proponesse soluzioni negoziali pacifiche per il complicato “melting pot” russo-ucraino: decine di partiti, giornali, televisioni sono stati zittiti in ogni forma e ridotti al mirino del “siete filo-Putin”.
Oggi lo schema maccartista viene proposto per l’intera Europa, con la complicità di pezzi significativi delle istituzioni della UE, come la risoluzione da caccia alle streghe approvata di recente dall’Europarlamento.
Va da sé che tutto questo si pone in rapidissima rotta di collisione con i diritti di libertà garantiti dalle nostre costituzioni.
Dobbiamo esigere che il signor Volodimir non si permetta né di chiedere all’Italia di zittire chi non è d’accordo con lui, né di definire chi non è d’accordo con lui con lo schema ostile che si è scelto lui, né di compilare liste di proscrizione. Per quello ci basta Riotta, “the opposite of journalism”. Non vogliamo farci rubare la libertà da “the opposite of democracy”.

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